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Chimica e vita

Eccomi qui dopo più di sette anni (e quando sono passati?) a scrivere ancora qualche parola. Sto portando al termine del percorso di scuola media un'altro drappello di quindicenni e devo dire che quest'anno sono proprio contento del livello raggiunto nel loro acculturamento chimico. 

È probabilmente la prima volta in oramai più di vent'anni di insegnamento che sto riuscendo a dare ai miei allievi un idea abbastanza concreta non solo di cosa sia la chimica con le sue reazioni, con atomi che si muovono e scontrano e molecole che si disfano e si ricostruiscono in continuazione. Ma questa volta anche della connessione tra la chimica e la vita. 

In questi giorni, con classi sorprendentemente attente e molti allievi oserei dire quasi attoniti nel comprendere cosa sono e come si comportano macromolecole come l'emoglobina o di cosa sia l'amido e la sua differenza, davvero minima ma con effetti così grandi con la cellulosa. Con queste lezioni si sono ripresi e riannodati i fili lasciati sospesi delle lezioni di terza media sull'alimentazione e sulle cellule. E non è ancora finita...

Nelle prossime settimane ci aspettano i meccanismi base della genetica, la relazione tra geni e proteine è un obiettivo a portata. Con la consapevolezza (e questa è davvero la cosa più bella) che tutto è comunque chimica! 

Consiglio vivamente di dare un occhiata alla pagina da cui è presa la seguente immagine che abbiamo analizzato in classe. La lettura non è molto lunga e si può scoprire qualcos'altro sui polisaccaridi. Cosa sono? Andate a leggere!




Quattro geni per la parola gene.

L'esistenza dei geni fu ipotizzata per la prima volta da Gregor Mendel, più o meno universalmente riconosciuto come il padre della genetica, e teorizzò la presenza di fattori in grado di determinare alcuni caratteri nelle piante di pisello. Mendel non utilizzò mai il termine gene, ma parlò di caratteri ereditari (o elemente).



L'idea di Mendel fu ripresa da Hugo de Vries, che non conoscendo l'opera di Mendel, nel 1889 creò il termine pangen per identificare la particella più piccola rappresentante un carattere ereditario. Il termine pangen fu una derivazione del termine pangenesi ideato da Darwin come fusione dei termini greci pan (tutto) e genesis (nascita). Dieci anni più tardi, il botanico danese Wilhelm Johannsen ha abbreviato il termine pangen a gene (gen in danese). Lo stesso Johannsen introdusse anche i concetti di genotipo e fenotipo.
Nel 1910, finalmente, Thomas Morgan riconobbe nei cromosomi i portatori dei geni.


2010-2013, il tempo vola...

Causa trasformazione da jpeg a gif per ottenere le immagini animate, la qualità è andata a farsi benedire! Se volete vedere le immagini originali con qualità migliore guardate lo slideshow a destra.
Buone vacanze a tutti!!!


A




B




C



Che elemento!

Nel 1808 Humpry Davy riuscì per primo ad isolare l'elemento chimico numero 38 della (non ancora esistente) tavola periodica e lo chiamò strontium, latinizzando, come era abitudine a quei tempi, il nome del minerale da cui l'elemento fu estratto. Ora, in italiano strontium ovviamente diventa stronzio e questo nome, manco a dirlo, ha sollevato parecchia ilarità presso i ragazzi. Quasi la stessa cosa è successa stasera mentre Galileo, mio figlio, preso dalla passione dei "diamanti" come li chiama lui, stava guardando un manuale di mineralogia: all'asilo dev'essere ventuo a conoscenza del termine... Mi sono deciso quindi a fare una breve indagine per cercare di chiarire la questione della quasi, e strana omonimia.




Prima l'origine del nome dell'elemento. Era il 1790 quando un signore, tale Adair Crawford descrisse la presenza di un minerale mai osservato prima di allora, nelle cave del sito di estrazione scozzese di Sron An T-Sithein da  cui si ricavava il piombo per i proiettili delle campagne napoleoniche. Otto anni dopo, era il 1798, anno in cui in Francia venne decapitato il grande Lavoisier (erano gli anni della rivoluzione francese), un professore di Glasgow, Hope (che in italiano fa speranza; qualcosa di poetico in questa ricerca non del tutto nobile...) gli diede il nome di strontianites perché il nome gaelico della cittadina in inglese diventa Strontian.

Sull'altro versante, quello dello stronzio senza i, ho scoperto che la parola deriva dal longobardo strunz e che esistono parole in tedesco antico come strunzan, strunze, strunzel e hanno significati del tipo spezzare, pezzo, frammento, mentre in italiano antico stronzare si usava col senso di tagliare.  Non sono però riuscito a capire ne il nesso con lo sterco ne quello con il significato di persona odiosa e sleale. In questo secondo caso sicuramente nessuna comunanza con lo strontium perché a quanto pare in inglese non esiste la traduzione letterale dell'aggettivo: l'analogo insulto in lingua anglosassone infatti è...

Beh forse è meglio fermarsi, ho già scritto abbastanza Strontian...ate!

Due fondamentali errori

Lamarck enunciò coraggiosamente la prima teoria evolutiva della storia. Lo fece nel 1800, e scelse quella data forse perché, convinto della portata rivoluzionaria della sua idea, volle dar ancora più risalto alla sua teoria. Non so se così fu, non so se produsse gli sconvolgimenti e i dibattiti che causò, e in parte causa ancora oggi, Darwin, quando nel 1859, diede alla luce The Origin Of Species. Egli (Darwin) lo fece in tutta fretta probabilmente, accortosi che qualcun altro (Wallace) stava per farlo al posto suo. Sarebbe stata una beffa, per lui che da più di vent'anni portava dentro di se quell'idea dimostratasi, nel secolo e mezzo che seguì, molto pericolosa.



Osservando la soluzione dell'esercizio Darwin vs Lamarck, ho avuto la sensazione che Lamarck, oltre ad aver fatto una teoria evolutiva non corretta, per l'errore fondamentale di pensare che i caratteri acquisiti in vita potessero esser ereditati, non causò uno sconquassamento delle idee paragonabile a quello di Darwin, proprio perché le sue idee in fin dei conti erano quelle del sentimento comune. Cosa c'è di male nel pensare che una giraffa a furia di allungare il collo, lo riesce effettivamente ad allungare e trasmette poi questo carattere ai suoi piccoli, un po' come un commerciante che si arricchisce, grazie alla sue capacità, trasmette poi questo arricchimento (monetario e/o di capacità), al figlio?

Il secondo errore fu che non pensò alla morte, non pensò che, chi muore prima di riprodursi non può passare le sue caratteristiche, innate o acquisite che siano, alla generazione successiva. Lui sostiene infatti che quando l'ambiente muta, gli individui si adattano modificando le proprie caratteristiche, un po' come al cambiamento del mercato il commerciante, con le sue capacità, riesce, trovando le soluzioni del caso, ad adattarsi alla nuova situazione. Non tiene in debita considerazione la sconfitta, il non farcela. In questo Darwin è rivoluzionario. La morte come sconfitta, come atto naturale, e non (o non solo) come momento soprannaturale di passaggio ad un altro mondo, magari migliore. Espressioni come "passaggio a miglior vita", per indicare la morte, rendono l'idea .

Probabilmente proprio questo rende pericolosa, e quindi da più fastidio, l'idea di Darwin. L'uomo torna alla natura da dove se n'era andato con l'invenzione dell'agricoltura. L'agricoltura ha incominciato a sottrarre l'uomo dal gioco di nascita e morte per cause naturali, come mancanza di cibo ad esempio. Non è che l'eden, il paradiso, sia un'idea nata con gli sconvolgimenti della vita avvenuti nel momento che è nata l'agricoltura? Oops, ma anche questa è un'idea pericolosa...

Lord Kelvin, i R.E.M. e le somiglianze

Ho messo questa foto di William Thomson, più noto col nome di lord Kelvin, in una scheda dove si parlava della temperatura, essendo egli, come è noto, il creatore della scala termometrica assoluta, chiamata appunto scala Kelvin. Kelvin, in realtà è un titolo ricevuto dal signor Thomson, e per la precisione, fu insignito dell'onorificenza di 1° barone Kelvin. Da dove arriva questo nome quindi? Ebbene Kelvin non è altro che il fiume che passa vicino all'università di Glasgow dove lui lavorava. Esistono altri baroni Kelvin? Risposta, no. Il titolo nobiliare si trasmette per discendenza, e il signor Thomson non ebbe eredi, quindi il titolo morì con lui. Non esistono il 2° o il 3° barone di Kelvin...

Ebbene la foto in questione, mi ricorda in qualche maniera, forse a torto, Michael Stipe cantante dei R.E.M., famosissima band americana da poco disciolta. Famosissima, ma non presso i miei allievi. Quando ho condiviso con loro questa mia idea, ben pochi li conoscevano, anche solo per sentito dire.

Vedendo adesso un mio allievo, A_ _ _ _ s,  in corridoio fare un salto e battere il cinque ad un suo amico, mi è tornato in mente quello che, da un po' di tempo, volevo fare. Volevo mettere qui, sul blog, due video dell'ultimo singolo dei R.E.M., in uno, quello ufficiale, c'è la passeggiata danzata lungo le vie di una città di un ballerino che, secondo me, assomiglia a quel mio allievo. Qualcuno ha capito di chi parlo? Il concorso senza premi è aperto! L'altro lo metto perché mi ha colpito per la sua originalità. Entrambi, comunque molto belli, a mio parere. Oltre alla canzone.

Giudicate voi...



L'origine del cambiamento

Questa figura da un quadro generale del programma di quarta media di genetica ed evoluzione.


Super(sonic)man?

Dopo averlo rimandato per le condizioni atmosferiche pericolose, Felix Baumgartner, spericolato paracadutista ed ex pilota di F1 austriaco, tenterà oggi il suo salto da record. Salirà all'altezza di 36500 m di altezza per lanciarsi verso terra e stabilire in un colpo solo due record: eseguire il salto dalla maggiore altezza e soprattutto superare il muro del suono in caduta libera. Nessuno, infatti, ha finora oltrepassato la velocità del suono, che è di circa 1200 km/h, senza la protezione di un veicolo. Nel seguente video si vede la prova del lancio.

 


L'impresa è, come si può immaginare molto rischiosa, perché non si sa come il corpo umano protetto esclusivamente da una tuta e un casco pressurizzati, possa reagire al superamento di tale limite. L'attuale record è detenuto da Joseph Kittinger che nel 1960 saltò da un'altezza di oltre 31000 m raggiungendo una velocità di 988 km/h. Dopo un primo tentativo in cui svenne e fu salvato dall'apertura del paracadute automatico, Kittinger non si intimorì, e realizzò il record il 16 agosto di quell'anno. Nel lancio ebbe un problema ad un guanto che si depressurizzò, la mano che si gonfiò e rischiò di esplodere. Kittinger, come si può vedere nei video sul web, è tuttora vivo e tifa per Baumgartner! Questo è il video di quell'impresa.

   

Potete vedere il tentativo di Baumgartner sul sito di cui trovate il link sulla destra nei siti interessanti. Mi unisco anch'io al coro: "Good luck, Felix!"

La xenofobia del sistema immunitario

Questo video mostra in maniera sintetica ed efficace come funzione la risposta del sistema immunitario alla presenza di un agente estraneo che cerca di attaccare il nostro corpo. Nel video che  mostra il flusso sanguigno, nel quale si riconoscono globuli rossi e in minor numero globuli bianchi, ad un certo punto si vedono degli invasori (probabilmente batteri) che con le proteine sulla loro membrana, si attaccano ad un globulo bianco. È il primo passo per penetrarlo e sfruttarlo per i loro scopi, e causarne la morte.


Ma è a questo punto che il corpo passa al contrattacco. Dapprima entrano in scena gli anticorpi, proteine gigantesche a forma di Y che, come una chiave in una serratura, si attaccano alle proteine dei batteri rendendoli impotenti nell'attacco e riconoscibili ad altri globuli bianchi, i macrofagi (quelli con quelle specie di tentacoli) che se li mangiano, o sarebbe meglio dire inglobano, distruggendoli definitivamente.

Se la difesa è efficace il nostro corpo, dopo un certo periodo con febbre e debilitazione, guarisce e si salva, se invece non riesce a contrastare l'invasore, a causa, ad esempio di una mancata produzione di anticorpi, soccombe, cioè muore.

È interessante notare che questo meccanismo viene messo in atto non solo nei confronti di elementi effettivamente estranei, quali virus e batteri, ma anche nei confronti di innocue cellule di altri organismi umani, quali i globuli rossi di un gruppo sanguigno con antigeni (i fattori A e B) diversi dai propri, che vengono quindi trattati dal sistema immunitario alla stregua di un pericoloso invasore. I globuli rossi estranei, in seguito alla risposta degli anticorpi, si attaccano uno all'altro formando un coagulo che rischia di bloccare la circolazione. Ecco perché una trasfusione di un gruppo sanguigno, che scatena la nostra reazione immunitaria può diventare mortale.

Per Elisa (e chiunque altro abbia curiosità e volontà di capire...)

Si stava parlando a lezione dell'ordine degli elementi nella tavola periodica, che troneggia enorme nella nostra piccola aula. Facendo l'esercizio proposto, Elisa aveva individuato una buona pista per dare un ordine agli elementi rappresentati sulle tesserine che aveva tra le mani: aveva formato diversi gruppi a seconda del numero di legami che l'atomo di quell'elemento poteva formare con altri atomi nelle molecole dei composti. E di fatto questo è, in fin dei conti, il principio che sta alla base della formazione delle famiglie di elementi della tavola periodica così come è stata concepita da Mendeleev.


Non ricordo con esattezza le domande ricevute, ma il discorso è scivolato dalle reazioni chimiche al fuoco che non è altro che l'effetto di una serie di reazioni chimiche dette ossidazioni dei combustibili. In sostanza Elisa voleva sapere cos'era il fuoco e per quale motivo scottasse. Lei sosteneva che, visto la mancanza di massa (come più volte avevo affermato in passato a lezione) il fuoco non poteva essere materia e quindi non poteva essere fatto di particelle che di conseguenza non possono con la loro velocità dare origine a quella che chiamiamo comunemente temperatura. Insomma la fiamma non dovrebbe essere calda!

Il fuoco, e per fuoco intendiamo la fiamma, non è una materia (ricordate gli elementi degli antichi greci?) ma contiene materia. E di che materia si tratta? Il fuoco contiene i prodotti della reazione chimica della combustione del materiale che sta bruciando cioè anidride carbonica (CO2) e acqua (H2O). La fiamma è quindi fatta di anidride carbonica e acqua (ovviamente in forma di vapore acqueo visto la temperatura!) sostanze le cui molecole derivano dal riassemblamento degli atomi che formavano le molecole dei reagenti: della sostanza che brucia (il combustibile) e dell'ossigeno (O2). Come esempio di combustione nella figura sotto prendiamo quella in cui combustibile è il metano (CH4) le cui molecole sono molto semplici.

Fin qui in classe me l'ero cavata abbastanza bene. Ma alla richiesta di spiegazioni sul perché le molecole dei prodotti avessero velocità maggiore (e quindi potessero essere responsabili della emissione di calore), ho dato risposte piuttosto vaghe e ho cercato di troncare il discorso. Cerco ora di riparare...

L'energia liberata dalla reazione chimica, diffusa come luce e calore, proviene dal cambiamento dei legami chimici delle molecole presenti nei reagenti e quelli presenti nei prodotti, come ho già accennato in classe. Bisogna a questo punto sapere che i legami chimici non sono tutti uguali, ve ne sono di più forti (e stabili) e più deboli (e meno stabili perché dotati di più energia). È un po' come se alcune molecole, quelle con i legami più energetici, saltassero più facilmente perché dentro di loro vi è una maggior tensione. Quando i legami chimici dei prodotti sono più forti (e meno energetici) di quelli dei reagenti allora la reazione libera la differenza di energia.

È il caso della combustione. I legami chimici presenti nei prodotti (CO2 e H2O) sono nel complesso più stabili di quelli presenti nei reagenti (O2 e CH4) quindi viene liberata quella differenza di energia  che darà luogo ad un elevata velocità delle molecole dei prodotti, cioè svilupperà l'alta temperatura della fiamma. Perché la fiamma è limitata ad una certa zona? Perché lì i prodotti sono abbastanza "eccitati" dalla formazione dei nuovi legami chimici che riescono ad emettere radiazioni, visibili all'occhio.

Think different!

L'articolo che riporto di seguito è l'introduzione di un post copiaincollato da qui, e descrive una storia naturale che fa riflettere  sul valore della diversità. La natura ci insegna che dalla diversità, dalla moltitudine di forme, può nascere la cosa più importante, la sopravvivenza. Questo vale anche per il pensiero: le novità, le scoperte, sono elementi essenziali non solo della sopravvivenza della nostra specie, ma anche del miglioramento delle condizioni di vita, e nascono spesso da un pensiero diverso da quello standard. Quindi... think different!
La Biston betularia è una farfalla notturna che vive nel sud dell’Inghilterra. Grazie al suo colore grigio chiaro la farfalla ha da sempre avuto vita facile nei boschi di betulle nei pressi di Manchester, i cui chiari tronchi le hanno offerto per secoli un comodo luogo di riposo per le ore di sonno diurne.

La protezione dalle minacce dagli uccelli predatori veniva infatti dal perfetto mimetismo delle ali su quella superficie cinerea. In seno a quella candida specie però per una ostinata mutazione genetica da sempre, anche se sporadicamente, nascevano delle farfalle nere, degli individui perfettamente sani ma di colore scuro.


Emarginate dalle compagne queste farfalle erano poi facile preda degli uccelli che le individuavano facilmente sulle cortecce delle betulle.


Succede che a metà del XIX proprio nell’area di Manchester la rivoluzione industriale inglese vive una delle sue massime e più intense espressioni; le ciminiere avvolgono di smog e fumi le campagne periurbane ricoprendo di fuliggine nera anche i bianchi boschi di betulle. La vita si fa dura per le Biston betularia distinguibili adesso a prima vista sui tronchi anneriti dallo smog.


Fortuna che gli sgorbi neri ed emarginati, i partoriti e rinnegati che nei secoli precedenti avevano trovato una facile morte proprio a causa della loro diversità ora diventano funzionali, i più funzionali alla sopravvivenza della intera specie che lentamente così, attraverso le generazioni di superstiti mimetizzati nello smog, si trasforma e si colora di nero continuando ad esistere.


La nostra specie non ama le differenze, così come altre specie animali, tra cui anche la Biston betularia, ama l’uniformazione, l’omogeneità, ma dovrebbe imparare - la nostra specie - la lezione di Manchester se non altro per egoismo e spirito di auto conservazione.

L'ebollizione dell'acqua: conclusioni dell' esperienza




La temperatura dell'acqua, riscaldata con il fornelletto, aumenta abbastanza costantemente anche se con un calo (nell'aumento) vicino all'ebollizione, dovuto alla dispersione di calore che aumenta con la differenza di temperatura tra acqua e aria dell'aula. L' ebollizione, avviene poco sotto i 100 °C, a causa della pressione atmosferica inferiore a 1013 mbar.
Da quando incomincia a bollire, la temperatura rimane costante, e sarà così fino alla fine dell'esperimento. Il calore, detto calore latente di vaporizzazione, fornito in questo periodo causa il passaggio di stato dell'acqua da liquido a gas. Le bolle che si formano all'interno del becher sono proprio formate da vapore acqueo!

La fusione del ghiaccio: conclusioni dell'esperienza



Dopo un iniziale abbassamento della temperatura registrata dal termometro (dovuto al raggiungimento dell'equilibrio termico tra termometro e ghiaccio), la temperatura si innalza abbastanza regolarmente fino a 0°C. A questo punto rimane costante nonostante il contenitore continui a ricevere calore, per effetto della differenza di temperatura con l'aria esterna.
Il ghiaccio comincia a fondere, come si può notare dal formarsi di uno strato sepre più consistente di acqua sul fondo del bicchiere. La temperatura rimarrà costante finchè tutto il processo di fusione del ghiaccio non sarà completato, solo allora ricomencerà a salire. Il calore che fluisce nel bicchiere in questo periodo, non causa quindi l'innalzamento della temperatura ma il passaggio di stato da solido a liquido dell'acqua. Questo calore è detto calore latente di fusione.

Fahrenheit, una scala davvero cervellotica!

Spesso mi sono sentito chiedere spiegazioni sul "funzionamento" della scala Fahrenheit per misurare la temperatura, e sempre ho risposto:"...mmh, esattamente non lo so!", in realtà non lo sapevo per niente e poi, per salvare un po' l'immagine aggiungevo: "è comunque una scala non intuitiva e di difficile comprensione." Allora eccomi qui, a fare un post su questa lacuna da colmare.

Primo. Fahrenheit ha fatto la sua scala prima di Celsius (la scala centigrada), ed è abbastanza ovvio poiché il contrario non avrebbe senso, visto la semplicità e la funzionalità di quella ideata da Celsius. Secondo. La scala Fahrenheit è ancora in uso in due Stati che non si sono (ancora) rassegnati ad usare la scala più semplice. Quali? Cercateli da voi se siete curiosi...
Arriviamo al dunque, su cosa ha basato la sua scala Daniel Gabriel Fahrenheit? Egli ha costruito un termometro e ha segnato tre linee in corrispondenza di tre temperature (non due come Celsius).


Una prima linea era in corrispondenza della temperatura più bassa che riuscì a raggiungere, al quale assegnò il valore 0, una seconda linea in corrispondenza della fusione del ghiaccio, una terza in corrispondenza dell'ebollizione dell'acqua, poi ha diviso quest'ultimo intervallo in 180 parti, la metà di un angolo giro, che si misura anch'esso in gradi, ma di diverso tipo. Così stabilita l'entità di un grado di temperatura (1/180° della differenza tra quella di congelamento e quella di ebollizione dell'acqua), la temperatura più bassa, che stabilì come 0°F risultava 32° sotto quella di fusione del ghiaccio, che diventò quindi 32°F e se aggiungiamo i 180° arriviamo a vedere che l'ebollizione avviene a 212°F. Se volete trasformare una temperatura dalla scala Celsius alla scala Fahrenheit, dovete "semplicemente" moltiplicare il numero per 180/100 (9/5) e aggiungervi 32.

Ora, ci si potrebbe chiedere per quale motivo venga ancora utilizzata questa scala. I motivi sono essenzialmente due. Innanzitutto l'abitudine. La scala Fahrenheit era usata nei paesi di lingua inglese, quando negli anni sessanta e settanta sono passati alla scala centigrada. In secondo luogo, la scala Fahrenheit avendo i gradi più piccoli della scala Celsius e avendo uno zero più basso, si presta meglio per i bollettini meteorologici perché bisogna usare meno le virgole e i valori di temperatura sono sempre positivi.

Bene, se siete arrivati fino in fondo siete quasi degli eroi. Complicato vero? Niente in confronto alla spiegazione vera (o almeno suppongo vera...) che potete trovare su wikipedia. Se volete avventurarvi...

Gira la terra, gira...

Mentre guardate i 3 minuti del filmato (magari a schermo intero, è decisamente più bello, sembra di essere dentro una navicella spaziale, immersi nel silenzio del cosmo), provate a calcolare con l'aiuto della calcolatrice, la velocità di un uomo seduto all'equatore, che ruota assieme alla Terra. Per far ciò dovete sapere che l'equatore è lungo 40.075 km e che la Terra fa un giro su se stessa in, ovviamente, 24 ore.



Bene, se adesso, dopo aver guardato il video avete anche fatto il calcolo, provate a pensare di vedere un aereo che vola, sempre sopra l'equatore, alla velocità di 1670 km/h nella direzione opposta a quella di rotazione della Terra. Ora rispondete a questa domanda: chi è realmente fermo, l'uomo seduto o l'aereo?

PS: questa animazione mostra una velocità della Terra molto superiore, addirittura di 480 volte, a quella reale.

Luce fredda, fuoco... caldo!

Il primo dei 92 elementi naturali che ha il nome di uno scopritore, è il fosforo. Henning Brandt era un alchimista e come molti altri alchimisti, stava cercando di produrre o ricavare l'oro da qualche materiale comune. Brancolavano nel buio questi strani personaggi, un po' maghi e un po' scienziati.

Il signor Brandt lavorava con l'urina, probabilmente per il colore che pensava essere l'indizio della presenza del prezioso metallo. Dal liquido riuscì ad isolare una sostanza cerosa e giallastra, ma soffiandoci sopra, si accese e bruciò emettendo una fredda luce bianca, che gli causò comunque una ustione alla mano! Era il fosforo, quello che successivamente diventò il quindicesimo elemento della tavola periodica.

Ovviamente lui non si rese conto di avere fatto una cosa grandiosa, di essere il primo essere umano della storia che legava il proprio nome alla scoperta di un elemento, anzi. Probabilmente avrà stramaledetto quella sostanza per il dolore che gli aveva causato alla mano e per il fatto che non si trattava sicuramente di oro, essendosi completamente volatilizzata.

Il fosforo infatti a contatto con l'aria si combina spontaneamente con l'ossigeno dell'aria e forma anidride fosforica, liberando un forte calore che causa l'ustione. A sua volta l'anidride reagisce con l'acqua dei tessuti corporei e forma l'acido fosforico che li corrode. Ultimo effetto nefasto: il fosforo incombusto penetra nel corpo causando un avvelenamento. Proprio per queste "qualità" è stato, a partire dal primo conflitto mondiale ed ancora oggi da alcuni paesi, tra cui Israele e gli Stati Uniti, usato per produrre armi da guerra.

Rebus

A volte capire le domande è difficile, altre volte capire le risposte lo è altrettanto. Questa volta lo è ancor di più. Ve ne presento una trovata nell'ultima verifica, sulla struttura della materia, di quarta. "Sgarbugliatela", se ne siete capaci, rispondendo al post. Ogni contributo sarà benaccetto, magari dall'autore stesso!

Domanda 
Perchè la miscela di 100 ml di acqua e 100 ml di alcool ha un volume minore della somma dei due volumi (per la precisione 196 ml)?


Risposta
Il numero delle particelle è minore perché esse sono proporzionali alla massa dell'oggetto, quindi le particelle di tutte e due le sostanze insieme fanno un numero che è proporzionale alla massa dei 196 ml della miscela, quindi il volume sarà minore.


mhm.... interessante!
(come direbbe l'autore della risposta)

 

L'evaporazione

Evaporazione e ebollizione pur portando una sostanza liquida alla vaporizzazione, cioè alla sua trasformazione in gas, sono fenomeni alquanto diversi. La temperatura di evaporazione dell'acqua è, sappiamo tutti, di 100°C ma allora per quale motivo le pozzanghere evaporano? o perché la scia lasciata dalla spugna sulla lavagna dopo aver cancellato le scritte di gesso si asciuga? In entrambi i casi l'acqua non raggiunge certo quella temperatura: nessuno si è mai ustionato toccandola!

L'affermazione non è quindi del tutto corretta. Non è possibile capire bene questa cosa se non si "usano" le particelle. Pensando che le sostanze sono, a livello microscopico, null'altro che atomi (nel senso di Democrito) con le proprietà di cui sono dotate, tra cui il movimento, allora è facile immaginarsi il modo in cui una sostanza evapora. Come, ad esempio, l'acqua sulla lavagna rappresentata nella figura sotto, che, dopo qualche minuto non c'è più.

Tre sono i movimenti che bisogna considerare:
  1. le particelle di azoto e ossigeno che formano l'aria muovendosi urtano le particelle dell'acqua (liquida) che stanno sulla lavagna fornendo loro l'energia per staccarsi una alla volta dal gruppo.
  2. le particelle di acqua stessa si muovono, a volte quelle al confine del gruppo ricevono una "spallata" sufficiente a vincere l'attrazione che le tiene lì e le fa staccare dal gruppo (forse ti è capitato di vedere un caso del genere anche nell'animazione: "la differenza tra solidi liquidi e gas").
  3. infine anche le vibrazioni delle particelle della lavagna (non rappresentate nella figura) forniscono a quelle dell'acqua l'energia che le aiuta a liberarsi.

Grazie a questi urti le particelle che inizialmente formano un gruppo abbastanza unito sulla superficie della lavagna, dopo poco tempo si trovano frammiste a quelle dell'aria. L'acqua a questo punto è diventata un gas, al pari dell'azoto o dell'ossigeno, e per fare ciò non ha dovuto raggiungere la temperatura critica di 100°C, che avrebbe permesso al liquido di evaporare pure al suo interno. A quella temperatura infatti la velocità media delle particelle di acqua è sufficiente a vincere l'attrazione delle compagne anche all'interno di un immenso gruppo di particelle, e muovendosi all'impazzata, creano quelle bolle di vapore acqueo (ma sempre acqua è!)che vediamo salire in una pentola d'acqua messa sul fornello per cuocere la pasta.

La Regina Vittoria e l'emofilia

In classe avete studiato che il carattere del colore degli occhi nel moscerino è legato al sesso, infatti se un moscerino è maschio, è anche più facile che abbia gli occhi bianchi. La stessa cosa capita negli esseri umani con una particolare malattia del sangue: l'emofilia. Per sapere qualcosa su questa malattia potete andare alla pagina di wikipedia.

Per una semplice spiegazione della trasmissione di questa malattia e quindi dei caratteri legati al sesso, ho trovato questo sito.