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Non si dice!
Ultima lezione prima della verifica, i ragazzi entrati in classe alla fine della pausa iniziano a guardare i modellini cellulari di loro produzione e li analizzano, li commentano. Il tutto in completa autonomia: nessuno aveva detto loro cosa fare. Allora ho preso la macchina fotografica e ho incominciato a riprendere. Ad un certo punto qualcuno dice una cosa che proprio non si dovrebbe dire...
Il posacenere del corpo
Cercando immagini sui polmoni ho trovato questa, curiosa, che manda il suo messaggio in maniera efficace. Butteresti la cenere nei tuoi polmoni? Ovviamente no. Ma è quello che si fa fumando. Il fumo, anche quello delle sigarette, è un miscuglio tra gas e particelle solide, più o meno le stesse che si trovano nella cenere. Buona parte di quello che inspiri, però, resta nei tuoi polmoni, non esce più (guarda qui).
Se volete approfondire potete guardare questo filmato
La xenofobia del sistema immunitario
Questo video mostra in maniera sintetica ed efficace come funzione la risposta del sistema immunitario alla presenza di un agente estraneo che cerca di attaccare il nostro corpo. Nel video che mostra il flusso sanguigno, nel quale si riconoscono globuli rossi e in minor numero globuli bianchi, ad un certo punto si vedono degli invasori (probabilmente batteri) che con le proteine sulla loro membrana, si attaccano ad un globulo bianco. È il primo passo per penetrarlo e sfruttarlo per i loro scopi, e causarne la morte.
Ma è a questo punto che il corpo passa al contrattacco. Dapprima entrano in scena gli anticorpi, proteine gigantesche a forma di Y che, come una chiave in una serratura, si attaccano alle proteine dei batteri rendendoli impotenti nell'attacco e riconoscibili ad altri globuli bianchi, i macrofagi (quelli con quelle specie di tentacoli) che se li mangiano, o sarebbe meglio dire inglobano, distruggendoli definitivamente.
Se la difesa è efficace il nostro corpo, dopo un certo periodo con febbre e debilitazione, guarisce e si salva, se invece non riesce a contrastare l'invasore, a causa, ad esempio di una mancata produzione di anticorpi, soccombe, cioè muore.
È interessante notare che questo meccanismo viene messo in atto non solo nei confronti di elementi effettivamente estranei, quali virus e batteri, ma anche nei confronti di innocue cellule di altri organismi umani, quali i globuli rossi di un gruppo sanguigno con antigeni (i fattori A e B) diversi dai propri, che vengono quindi trattati dal sistema immunitario alla stregua di un pericoloso invasore. I globuli rossi estranei, in seguito alla risposta degli anticorpi, si attaccano uno all'altro formando un coagulo che rischia di bloccare la circolazione. Ecco perché una trasfusione di un gruppo sanguigno, che scatena la nostra reazione immunitaria può diventare mortale.
Ma è a questo punto che il corpo passa al contrattacco. Dapprima entrano in scena gli anticorpi, proteine gigantesche a forma di Y che, come una chiave in una serratura, si attaccano alle proteine dei batteri rendendoli impotenti nell'attacco e riconoscibili ad altri globuli bianchi, i macrofagi (quelli con quelle specie di tentacoli) che se li mangiano, o sarebbe meglio dire inglobano, distruggendoli definitivamente.
Se la difesa è efficace il nostro corpo, dopo un certo periodo con febbre e debilitazione, guarisce e si salva, se invece non riesce a contrastare l'invasore, a causa, ad esempio di una mancata produzione di anticorpi, soccombe, cioè muore.
È interessante notare che questo meccanismo viene messo in atto non solo nei confronti di elementi effettivamente estranei, quali virus e batteri, ma anche nei confronti di innocue cellule di altri organismi umani, quali i globuli rossi di un gruppo sanguigno con antigeni (i fattori A e B) diversi dai propri, che vengono quindi trattati dal sistema immunitario alla stregua di un pericoloso invasore. I globuli rossi estranei, in seguito alla risposta degli anticorpi, si attaccano uno all'altro formando un coagulo che rischia di bloccare la circolazione. Ecco perché una trasfusione di un gruppo sanguigno, che scatena la nostra reazione immunitaria può diventare mortale.
Top ten
Alla fine dell'anno scolastico è ora di tirare le somme, e avendo tutte e tre le terze mi è venuta l'idea di fare una classifica con i migliori dieci in base alle medie ottenute nelle verifiche di scienze dell'anno appena trascorso.
PS: da notare la pessima figura fatta dai maschietti, solo tre in classifica e nelle posizioni basse!
Nella classifica a "squadre" la 3B si aggiudica il primo posto con ben 5 alunni tra i primi 10. Degni di nota sono altri che non entrano nella classifica per pochi centesimi di punto. Si tratta di Alessandra e Giorgia Cac. (3B) e Sara (3A). Poi le medie si avvicinano al 4,50 e sono molti ad ottenerle. Complimenti a tutti (o quasi!) per i risultati ottenuti, sperando che l'anno prossimo la battaglia sia più serrata.
posizione
|
nome
|
classe
|
media
|
1°
|
Paola
|
3C
|
5,75
|
2°
|
Giorgia Cas.
|
3B
|
5,70
|
3°
|
Anna P.
|
3A
|
5,62
|
4°
|
Anna F.
|
3A
|
5,37
|
4°
|
Laura
|
3B
|
5,37
|
6°
|
Emanuele
|
3C
|
5,21
|
6°
|
Eva
|
3A
|
5,21
|
8°
|
Christian
|
3B
|
4,96
|
8°
|
Elena
|
3B
|
4,96
|
10°
|
Alessandro
|
3B
|
4,92
|
PS: da notare la pessima figura fatta dai maschietti, solo tre in classifica e nelle posizioni basse!
Uomini, donne e stereotipi
Nella lezione di oggi, ho distribuito ai ragazzi di terza media (3C) una tabella in cui erano elencate ventiquattro caratteristiche con il compito di sceglierne cinque che avrebbero voluto ritrovare, nel proprio compagno o nella propria compagna. La scheda era costruita per far scegliere a loro se ognuna delle ventiquattro caratteristiche appartenesse più all'immagine dell'uomo così com'è veicolata dai media, o piuttosto della donna, sempre per come emerge dai mezzi di comunicazione di massa. Questo compito l'ho svolto io e ho classificato in maschili o femminili (sempre per come mi sembra escano dai media) tutte le caratteristiche alla lavagna.
Poi abbiamo scritto alla lavagna le caratteristiche scelte dai ragazzi, utilizzando le stanghette blu per indicare le preferenze dei maschi e quelle rosse per indicare le preferenze delle femmine. Ed è successa una cosa che, a dire il vero, non mi aspettavo. Gli stereotipi che i media passano sono in buona parte rispettati! Cioè i ragazzi scelgono secondo quello che dalla tv, dai giornali e dalla pubblicità in generale arriva. Gran parte delle lineette blu sono nelle caratteristiche "femminili" e gran parte delle lineette rosse sono nelle caratteristiche "maschili".
In tutta onestà credevo i ragazzi e le ragazze un po' più originali, e invece si sono praticamente accodati ai dettami dei media. Queste scelte così piatte mi hanno fatto riflettere e dopo un'iniziale sorpresa, mi sono detto che probabilmente sono piuttosto normali, vista la giovane età che non permette ancora un forte spirito critico e soprattutto (anche se non tutti saranno d'accordo su questo) che gli stereotipi non cadono dal cielo, ma nascono dalla società, alla quale i diciannove ragazzi appartengono e della quale sono in qualche maniera l'espressione attiva. In altre parole gli stereotipi che emergono dalla pubblicità da qualche parte nascono, hanno delle basi sociali o addirittura naturali su cui fondano, e i ragazzi non ne sono scevri.
Uniche caratteristiche che non sono "monosessuali" e sono scelte in egual misura dai maschi e dalle femmine, sono la dolcezza, e, visto il clima da American Pie della classe, l'essere attivo/a sessualmente. Un'ultima nota sull'autonomia, caratteristica posta da me tra quelle "maschili", è invece stata scelta solo da maschi. Questo conferma l'idea di Serafina che la riteneva una caratteristica delle donne. Autonomia intesa quindi nel senso di sapersi arrangiare nei mestieri quotidiani come stirarsi i pantaloni, farsi da mangiare ecc. Serafina, come tutte le donne, ha sempre ragione!
Poi abbiamo scritto alla lavagna le caratteristiche scelte dai ragazzi, utilizzando le stanghette blu per indicare le preferenze dei maschi e quelle rosse per indicare le preferenze delle femmine. Ed è successa una cosa che, a dire il vero, non mi aspettavo. Gli stereotipi che i media passano sono in buona parte rispettati! Cioè i ragazzi scelgono secondo quello che dalla tv, dai giornali e dalla pubblicità in generale arriva. Gran parte delle lineette blu sono nelle caratteristiche "femminili" e gran parte delle lineette rosse sono nelle caratteristiche "maschili".
In tutta onestà credevo i ragazzi e le ragazze un po' più originali, e invece si sono praticamente accodati ai dettami dei media. Queste scelte così piatte mi hanno fatto riflettere e dopo un'iniziale sorpresa, mi sono detto che probabilmente sono piuttosto normali, vista la giovane età che non permette ancora un forte spirito critico e soprattutto (anche se non tutti saranno d'accordo su questo) che gli stereotipi non cadono dal cielo, ma nascono dalla società, alla quale i diciannove ragazzi appartengono e della quale sono in qualche maniera l'espressione attiva. In altre parole gli stereotipi che emergono dalla pubblicità da qualche parte nascono, hanno delle basi sociali o addirittura naturali su cui fondano, e i ragazzi non ne sono scevri.
Uniche caratteristiche che non sono "monosessuali" e sono scelte in egual misura dai maschi e dalle femmine, sono la dolcezza, e, visto il clima da American Pie della classe, l'essere attivo/a sessualmente. Un'ultima nota sull'autonomia, caratteristica posta da me tra quelle "maschili", è invece stata scelta solo da maschi. Questo conferma l'idea di Serafina che la riteneva una caratteristica delle donne. Autonomia intesa quindi nel senso di sapersi arrangiare nei mestieri quotidiani come stirarsi i pantaloni, farsi da mangiare ecc. Serafina, come tutte le donne, ha sempre ragione!
Cosa direbbe l'esperto?
Cosa direbbe l'esperto di scienze se vedesse che in un lavandino dell'aula di scienze stesse addirittura crescendo una piantina? Sicuramente non la prenderebbe molto bene e riesco un po' ad immaginare cosa potrebbe dirmi. Mi direbbe, con molta pacatezza, ma con la sua solita fermezza che non ammette repliche, che bisogna tenere ordine e pulizia, controllare sempre che i banchi siano puliti e che nei lavandini non ci sia nulla, perché i lavandini non sono la spazzatura. Ed è anche da queste cose che si vede la serietà della lezione!
Andiamo con ordine. Mercoledì scorso. Lezione di laboratorio di terza A. Argomento: la nutrizione delle piante, la fotosintesi quindi. Bella lezione, una delle mie preferite. Inizio in maniera dialogata, partendo dalla struttura della foglia vista nella lezione precedente, poi si passa alla lettura di un testo che spiega la fotosintesi. Lettura lenta, come si addice ad un testo difficile sul quale c'è da riflettere. Frequenti interruzioni per spiegare e chiarire con metafore e paragoni con la quotidianità, ragionamenti per assurdo (un po' alla maniera delle dissertazioni di Galileo Galilei) e i ragazzi molto attenti, anche, e soprattutto, quelli che di solito non lo sono. Infatti dopo l'ennesimo intervento di una allieva che solitamente non è molto attiva, arrivo a definire la giornata Ena-day, per sottolinerare la sua ottima partecipazione ma un pochino anche il fatto che di solito non è molto interessata... Solo per un'allievo l'attenzione è forzata dalla mia insistenza, ma anche lui, nonostante la fatica a seguire, a suo modo è interessato. Direi quindi che, sotto questo profilo, il risultato è più che buono. Ai ragazzi rimarrà sicuramente qualcosa...
Durante la lezione si rendono conto di alcuni aspetti fondamentali della natura. Ad esempio che le piante devono crearsi il cibo con reazioni chimiche partendo da materiali, l'acqua e l'anidride carbonica, che nutrimento non possono davvero ritenersi. Si riflette quindi su cosa dà l'energia per vivere e crescere, sia a piante che animali. Ancora. Che noi (animali) non potremmo proprio stare al mondo senza i vegetali. Che in fin dei conti l'energia che ci fa muovere arriva dal Sole. Che le piante sono fondamentali per l'equilibrio della composizione dell'atmosfera sul nostro pianeta. Insomma, cosette mica da poco!
Ecco perchè, quando, giorni prima, mi ero accorto che stava germogliando una piantina da un seme caduto durante una lezione di laboratorio precedente, l'ho lasciata, e tutti i giorni aprivo un po' il rubinetto per darle da bere, sperando che sarebbe sopravvissuta fino a quando... La avrei tirata fuori, come un coniglio dal cappello, per mostrarla alla classe nel momento in cui avrei parlato della relazione tra amido e glucosio.
In sintesi; a inizio anno i ragazzi imparano che l'amido del pane (fatto con semi di frumento) viene trasformato dal nostro corpo in glucosio, mentre le piante fanno (leggiamo in questa lezione) il contrario, trasformandolo in amido da immagazzinare nel seme. Ma il seme a cosa serve? a chi deve dare nutrimento? A noi? Si, secondo una visione molto antropocentrica (cioè che presuppone la natura fatta per noi) ancora diffusa a quell'età. Ma ecco, proprio a quel punto della lezione... metto la mano nel lavandino e tiro fuori il mio coniglietto; questa giovane piantina tutta ricurva perché cresciuta in un ambiente non adatto, attaccata tenacemente al suo seme, dal quale, e questo è evidente a tutti gli spettatori, ha preso il nutrimento per crescere fino a quel punto (visto che non cresceva nel terreno, da cui, secondo il sentire comune, le piante traggono il loro nutrimento). Ecco a cosa servono i semi, e da dove arriva il nutrimento lì racchiuso! Una botta tremenda al loro antropocentrismo infantile, un bel passo avanti nella conoscenza della natura, che opera, non per forza a fin di bene per noi.
E poi condivido con i ragazzi l'altro mio pensiero, quello che da qualche istante mi fa scaturire un sorriso oramai difficile da nascondere. Chiedo alla classe: "Pensate cosa direbbe l'esperto di scienze, se vedesse nientemeno che una piantina germogliare in un lavandino del laboratorio di scienze!" Anche loro ridono divertiti...
Uomini incinti
Questa mirabile ricerca è stata eseguita con l'Ipad durante un viaggio in treno (se ho ben capito) da tre anonime allieve che ce la stanno mettendo tutta pur di trovare qualche mio sbaglio... Prima o poi capiranno che ci sono cose non possibili!
Il primo uomo "incinto" si chiama Thomas Beatie dell'Oregon, la sua gravidanza e stata possibile grazie al fatto che Thomas prima era una donna.
Thomas, ora un uomo ha iniziato il suo percorso sottoponendosi a vari interventi chirurgici tra i quali la rimozione del seno e le iniezioni di testosterone, ma per sua decisione non si e fatto rimuovere la vagina e quindi l'apparato riproduttivo.
In seguito Thomas sposa Nancy ma visto che lei non può avere figli, hanno così acquistato delle fialette per l'inseminazione casalinga.
Il secondo uomo incinto si chiama Scott Moor, che e rimasto incinto grazie all'inseminazione di un amico, anche lui prima era una donna e si e tenuto la vagina.
Il primo uomo "incinto" si chiama Thomas Beatie dell'Oregon, la sua gravidanza e stata possibile grazie al fatto che Thomas prima era una donna.
Thomas, ora un uomo ha iniziato il suo percorso sottoponendosi a vari interventi chirurgici tra i quali la rimozione del seno e le iniezioni di testosterone, ma per sua decisione non si e fatto rimuovere la vagina e quindi l'apparato riproduttivo.
In seguito Thomas sposa Nancy ma visto che lei non può avere figli, hanno così acquistato delle fialette per l'inseminazione casalinga.
Il secondo uomo incinto si chiama Scott Moor, che e rimasto incinto grazie all'inseminazione di un amico, anche lui prima era una donna e si e tenuto la vagina.
a. e. a.
Thomas Beatie e la compagna
Lenti e rifrazione
Nell'esercitazione in classe abbiamo visto che le lenti deviano i raggi luminosi in modo regolare. Alcune (lenti convergenti) li deviano verso l'interno in modo che si incrociano tutti in un punto chiamato “fuoco”. La distanza del fuoco dipende dalla curvatura della superficie della lente, maggiore è la curvatura più vicino alla lente il fuoco. Dopo il fuoco i raggi luminosi si trovano dal lato opposto rispetto l'asse della lente. Ecco perché l'immagine formata da una lente è capovolta. Le lenti che hanno la curvatura concava (lenti divergenti) deviano invece i raggi luminosi verso l'esterno.
Ma come fanno le lenti a deviare i raggi luminosi? È possibile grazie ad un fenomeno chiamato rifrazione. Questo fenomeno è quello per cui gli oggetti parzialmente immersi in acqua sembrano avere una netta piega proprio nel punto di immersione, ci avrete già fatto caso facendo il bagno o vedendo un cucchiaino in un bicchiere d'acqua.
Nell'esperimento abbiamo visto che i raggi luminosi quando attraversano la superficie di separazione tra due materiali trasparenti diversi subiscono una deviazione che dipende da due fattori:
1) L'inclinazione dei raggi, tanto maggiore è l'inclinazione del raggio incidente (quello che arriva alla superficie) rispetto la perpendicolare della superficie, tanto maggiore è la deviazione subita dal raggio rifratto (quello che esce dalla superficie).
2) La natura dei due materiali, l'aria ha un angolo di rifrazione maggiore rispetto gli altri materiali come è possibile vedere nello schema (rispetto alla plastica nell'esperimento in classe)
I raggi uscenti dalla parte destra del parallelepipedo, avevano la stessa direzione di quelli che sono entrati dal lato sinistro, risultandone quindi spostati ma paralleli, questo perché ogni raggio subisce due rifrazioni, la prima entrando e la seconda uscendo dall'oggetto di plastica. Le due rifrazioni sono uguali ma opposte, rimettendo così il raggio nella stessa direzione originaria.
Ecco quindi perché le lenti riescono a deviare i raggi luminosi, e per sì che la lente sia fatta bene deve avere anche una curvatura regolare delle sue superfici in modo che tutti i raggi luminosi si incrocino, nel caso di una lente convergente, in un punto solo.
Ma come fanno le lenti a deviare i raggi luminosi? È possibile grazie ad un fenomeno chiamato rifrazione. Questo fenomeno è quello per cui gli oggetti parzialmente immersi in acqua sembrano avere una netta piega proprio nel punto di immersione, ci avrete già fatto caso facendo il bagno o vedendo un cucchiaino in un bicchiere d'acqua.
Nell'esperimento abbiamo visto che i raggi luminosi quando attraversano la superficie di separazione tra due materiali trasparenti diversi subiscono una deviazione che dipende da due fattori:
1) L'inclinazione dei raggi, tanto maggiore è l'inclinazione del raggio incidente (quello che arriva alla superficie) rispetto la perpendicolare della superficie, tanto maggiore è la deviazione subita dal raggio rifratto (quello che esce dalla superficie).
2) La natura dei due materiali, l'aria ha un angolo di rifrazione maggiore rispetto gli altri materiali come è possibile vedere nello schema (rispetto alla plastica nell'esperimento in classe)
I raggi uscenti dalla parte destra del parallelepipedo, avevano la stessa direzione di quelli che sono entrati dal lato sinistro, risultandone quindi spostati ma paralleli, questo perché ogni raggio subisce due rifrazioni, la prima entrando e la seconda uscendo dall'oggetto di plastica. Le due rifrazioni sono uguali ma opposte, rimettendo così il raggio nella stessa direzione originaria.
Ecco quindi perché le lenti riescono a deviare i raggi luminosi, e per sì che la lente sia fatta bene deve avere anche una curvatura regolare delle sue superfici in modo che tutti i raggi luminosi si incrocino, nel caso di una lente convergente, in un punto solo.
400 km/h!
La luce è trasformata nei nostri occhi in impulsi nervosi, le vibrazioni dell'aria sono trasformate in impulsi nervosi nell'orecchio. Il contatto degli oggetti con la nostra pelle anche, e così qualsiasi fatto del mondo esterno che il nostro corpo riesca a rilevare. Non solo. Anche buona parte delle informazioni che nascono e viaggiano dentro di noi, si spostano in questo modo e a questa velocità.
Gli impulsi nervosi sono trasportati da entità chiamate neuroni, sono le cellule del sistema nervoso, e nella figura se ne vedono, stilizzate, alcune. I neuroni sono collegati tra loro, e tra di loro passano gli impulsi nervosi. Da questa immagine è facile capire come passa l'impulso da un neurone all'altro. Si tratta di un passaggio di sostanze, i neurotrasmettitori, che si liberano dal primo e sono recepite dal secondo.
Ma l'impulso nervoso dentro il neurone, come si propaga? Cos'è in fin dei conti? Lo si può capire abbastanza facilmente osservando questa immagine animata che rappresenta una piccola parte di una cellula nervosa. La parte blu, sotto, rappresenta l'interno della cellula, la parte rossa, sopra l'esterno. In mezzo la membrana. I pallini che entrano e poi escono e viceversa sono due sostanze: Na il sodio e K il potassio. Il sodio e il potassio sono elementi presenti nei sali minerali. Ecco quindi un esempio per cui vengono utilizzati questi nutrienti nel nostro corpo. L'impulso nervoso non è che la propagazione lungo la lunghissima cellula nervosa di questi movimenti alternati!
Cosa ricorda questo movimento? Di seguito un suggerimento...
Gli impulsi nervosi sono trasportati da entità chiamate neuroni, sono le cellule del sistema nervoso, e nella figura se ne vedono, stilizzate, alcune. I neuroni sono collegati tra loro, e tra di loro passano gli impulsi nervosi. Da questa immagine è facile capire come passa l'impulso da un neurone all'altro. Si tratta di un passaggio di sostanze, i neurotrasmettitori, che si liberano dal primo e sono recepite dal secondo.
Ma l'impulso nervoso dentro il neurone, come si propaga? Cos'è in fin dei conti? Lo si può capire abbastanza facilmente osservando questa immagine animata che rappresenta una piccola parte di una cellula nervosa. La parte blu, sotto, rappresenta l'interno della cellula, la parte rossa, sopra l'esterno. In mezzo la membrana. I pallini che entrano e poi escono e viceversa sono due sostanze: Na il sodio e K il potassio. Il sodio e il potassio sono elementi presenti nei sali minerali. Ecco quindi un esempio per cui vengono utilizzati questi nutrienti nel nostro corpo. L'impulso nervoso non è che la propagazione lungo la lunghissima cellula nervosa di questi movimenti alternati!
Cosa ricorda questo movimento? Di seguito un suggerimento...
Il nostro corpo, un filtro di materia!
Ecco lo schema fatto in classe che ricapitola i sistemi coinvolti nel rifornimento di materia necessaria al corpo per funzionare. Le diverse sostanze vengono prese dall'esterno, portate dentro di noi e trasformate per fornire l'energia indispensabile alla vita, oltre ai materiali da costruzione del nostro corpo. I prodotti finali delle trasformazioni, non più utilizzabili, vengono in ultimo espulsi all'esterno.
Le piante hanno un cervello!
Secondo gli studi di Anna F.,Anna P. e Eva P. è stato provato che le piante hanno un sistema nervoso.
Questo loro “cervello" però è talmente piccolo che neanche con il microscopio più potente al mondo lo si riuscirebbe a vedere; ciò nonostante le piante sono molto intelligenti. Infatti per comunicare usano un sistema molto ingegnoso :
Riescono a sfruttare il vento (anche quando ce n'è pochissimo) per far “muovere" le foglie in varie posizioni di cui ognuna è una lettera.
All'inizio dei tempi probabilmente le piante usavano le loro radici (che allora erano più forti e lunghe) per spostarsi e andare in cerca di cibo e acqua. Pian piano però molti fattori hanno influenzato questi vegetali a piantarsi nel terreno e nutrirsi di sostanze che trovano nel suolo.
In più le piante producono quasi automaticamente ossigeno (come noi produciamo anidride carbonica) ; dico quasi perchè esse si sforzano di produrre più ossigeno di quello che devono per diversi fattori :
Il primo è che cercano di produrre più ossigeno possibile per averne sempre a sufficienza quando è buio e quindi lo respirano anche loro. Il secondo è che si sentono un po' in colpa con tutti gli animali (noi compresi) per due motivi: uno è
perchè d'inverno la maggior parte delle piante non produce più ossigeno,quindi esse pensano che per noi ce n'è troppo poco. Il secondo è che si sentono in colpa di “mangiare" il corpo di animali decomposte dai parassiti in varie sostanze delle quali, appunto, si nutrono anche le piante.
Per concludere diciamo che ci sono tantissime altre prove per confermare la nostra ipotesi ma non stiamo qui a elencarle tutte perchè non c'è più tempo.
Speriamo che adesso sarà convinto che le piante hanno un sistema nervoso!!!!
Anna F., Anna P., Eva P.
Questo loro “cervello" però è talmente piccolo che neanche con il microscopio più potente al mondo lo si riuscirebbe a vedere; ciò nonostante le piante sono molto intelligenti. Infatti per comunicare usano un sistema molto ingegnoso :
Riescono a sfruttare il vento (anche quando ce n'è pochissimo) per far “muovere" le foglie in varie posizioni di cui ognuna è una lettera.
All'inizio dei tempi probabilmente le piante usavano le loro radici (che allora erano più forti e lunghe) per spostarsi e andare in cerca di cibo e acqua. Pian piano però molti fattori hanno influenzato questi vegetali a piantarsi nel terreno e nutrirsi di sostanze che trovano nel suolo.
In più le piante producono quasi automaticamente ossigeno (come noi produciamo anidride carbonica) ; dico quasi perchè esse si sforzano di produrre più ossigeno di quello che devono per diversi fattori :
Il primo è che cercano di produrre più ossigeno possibile per averne sempre a sufficienza quando è buio e quindi lo respirano anche loro. Il secondo è che si sentono un po' in colpa con tutti gli animali (noi compresi) per due motivi: uno è
perchè d'inverno la maggior parte delle piante non produce più ossigeno,quindi esse pensano che per noi ce n'è troppo poco. Il secondo è che si sentono in colpa di “mangiare" il corpo di animali decomposte dai parassiti in varie sostanze delle quali, appunto, si nutrono anche le piante.
Per concludere diciamo che ci sono tantissime altre prove per confermare la nostra ipotesi ma non stiamo qui a elencarle tutte perchè non c'è più tempo.
Speriamo che adesso sarà convinto che le piante hanno un sistema nervoso!!!!
Anna F., Anna P., Eva P.
La patata: conclusioni
La patata è formata da cellule uguali di forma tondeggiante nelle quali, probabilmente, non è presente il nucleo (non è infatti visibile col colorante blu). Ogni cellula contiene una decina di granelli simili a sassolini formati da una sostanza che ha un elevato potere nutritivo. Quale? Chi ha un'idea lasci la risposta come commento al post...
La sostanza di cui sono formati i granelli viene utilizzata dalla pianta che nascerà dal tubero. Trovandosi sottoterra, priva di foglie e non essendo quindi ancora in grado di fare la fotosintesi, la giovane piantina sarebbe incapace di procurarsi il nutrimento per i primi tempi della crescita. Il nutrimento necessario lo ottiene quindi dalla riserva che la "madre" gli fornisce all'interno della patata. Una situazione simile a quella di un uovo!
La foglia di iris: conclusioni
la foglia di iris è un organo formato da due tessuti diversi.
Esternamente c'è un'epidermide formata da due tipi di cellule:
1. cellule di forma romboidale molto allungata incolori
2. cellule più piccole disposte a coppia tra le cellule romboidali (formano una struttura chiamata stoma)
Internamente il tessuto è formato da cellule di forma irregolare ma pressapoco quadrata o rettangolare. Al loro interno si possono vedere diversi corpuscoli verdi molto piccoli (la loro dimensione è di pochi micrometri), sono quindi loro i responsabili del colore verde delle foglie.
In alcuni casi è possibile vedere, che non sono presenti cellule dello strato interno proprio sopra gli stomi; rimane quindi, all'interno della foglia, uno spazio vuoto sopra gli stomi...
C'est la vie!
L'alimentazione è quella cosa che ognuno di noi fa in quanto organismo vivente, per restare al mondo, per sopravvivere. Se non ci si nutre si va al creatore, non c'è scampo. Non esiste niente che possa definirsi vivente, che non si nutra. Che non prenda materiali dal mondo esterno e non li faccia transitare dentro il proprio corpo.
La riproduzione invece è quella funzione che ci permette, di restare al mondo anche dopo la nostra morte. È insomma il modo che le specie, alle quali ogni essere vivente appartiene, adottano per restare al mondo, per sopravvivere. Non esiste organismo vivente che oltrepassi, con la propria vita, le pochissime migliaia di anni. La loro presenza sulla Terra non sarebbe possibile senza questa capacità unica: quella di creare in continuazione nuove copie quasi uguali agli originali.
Non avevo mai avvicinato così queste due attività dei viventi, il mangiare e il riprodursi. A pensarci sono come due facce della stessa moneta, non può esistere una senza l'altra. Basta davvero poco per capire la somiglianza di tutti i viventi e il loro segreto più profondo, quello che li rende così diversi dall'universo inanimato. È incredibile quanto si impara insegnando!
La riproduzione invece è quella funzione che ci permette, di restare al mondo anche dopo la nostra morte. È insomma il modo che le specie, alle quali ogni essere vivente appartiene, adottano per restare al mondo, per sopravvivere. Non esiste organismo vivente che oltrepassi, con la propria vita, le pochissime migliaia di anni. La loro presenza sulla Terra non sarebbe possibile senza questa capacità unica: quella di creare in continuazione nuove copie quasi uguali agli originali.
Non avevo mai avvicinato così queste due attività dei viventi, il mangiare e il riprodursi. A pensarci sono come due facce della stessa moneta, non può esistere una senza l'altra. Basta davvero poco per capire la somiglianza di tutti i viventi e il loro segreto più profondo, quello che li rende così diversi dall'universo inanimato. È incredibile quanto si impara insegnando!
Un po' troppe informazioni!
L’ individuazione della sindrome di Down è dovuta ad un medico inglese, il dottor Langdon Down che nel 1866 descrisse questa malattia chiamandola mongolismo, per la forma degli occhi degli individui affetti, simile agli abitanti della Mongolia. Oggi questa parola non è più ritenuta corretta, poiché la Sindrome di Down c'è dovunque, in tutte le nazioni del mondo, presso tutte le razze umane, ma anche in alcuni mammiferi.
Le piante, killers notturne?
Van Helmont non escludeva che la pianta scambiasse l'aria con l'atmosfera. Nel suo esperimento, non l'aveva comunque presa in considerazione, per il semplice motivo che non sapeva avesse una massa. Noi oggi sappiamo che non è così, una massa l'ha, seppur molto piccola.
L'aria entra e esce dalla pianta (soprattutto nelle foglie) e la sua composizione in termini di ossigeno e anidride carbonica cambia. Cambia cioè la quantità dei due gas nell'aria prima e dopo essere stata nella pianta. Ma questo cambiamento di composizione dipende dal periodo del giorno che si considera, se durante il dì (quando c'è il sole) o se durante la notte. Veniamo subito a un dubbio originato da un credenza diffusa. Molti pensano che sia pericoloso tenere le piante in camera da letto durante la notte perché, si dice, ci rubano l'ossigeno. Questo perché competono con noi per il rifornimento di ossigeno. È vero? Qualcosa di vero c'è. Vediamo le due immagini che schematizzano questo pensiero ampiamente diffuso.


Dalla prima si capisce che durante il giorno la pianta assume anidride carbonica e produce ossigeno che libera nell'aria. Dalla seconda invece, che durante la notte assume ossigeno e libera anidride carbonica. Fanno insomma la stessa cosa che facciamo noi mentre stiamo dormendo nel letto: respirano. Si, le piante respirano. Pur non avendo naso né polmoni, anche loro consumano ossigeno e producono anidride carbonica. In questo senso è vero che competono con noi per prendere ossigeno.
Non si capisce perché, però, dovrebbero farlo solo di notte, e non anche di giorno. Noi animali respiriamo forse solo per metà della giornata? No di certo. Potremmo vivere se lo facessimo? Nessuno ci è mai riuscito, la morte per soffocamento sarebbe certa. Questo perché la respirazione è un processo indispensabile a produrre l'energia che consente il funzionamento del nostro corpo; consente cioè la vita. Se questo è vero, e lo è, che dire delle piante? Durante il giorno non vivono forse? In questo è sbagliata l'idea che danno le due immagini, spesso usate insieme, e cioè che le piante di giorno non respirino, non consumino cioè ossigeno producendo anidride carbonica. Lo fanno eccome, in caso contrario non sopravviverebbero fino alla notte seguente!
L'altro processo, invece, quello che comporta il consumo di anidride carbonica e la produzione di ossigeno, non è semplicemente una respirazione al contrario. È un altro processo, si chiama fotosintesi. La parola, di origine greca, è composta da due parti che ci fanno capire in cosa consiste questo processo. È composta da foto-, che significa luce, questo processo avviene solo in presenza e grazie alla luce, e -sintesi, che significa riassunto, mettere assieme. Questo processo è quello che, in un certo senso, mette assieme le due cose che le piante prendono dall'ambiente e utilizzano poi per crearsi il nutrimento da se, perché le piante come abbiamo detto sono autotrofe. Quali sono le due cose? Una è l'acqua (scoperta da van Helmont con il suo esperimento) e l'altra è appunto l'anidride carbonica, gas piuttosto raro nell'aria (solo circa 3-4 parti su 10.000). In questo processo avviene la produzione di uno “scarto” molto importante, l'ossigeno, gas essenziale perché entra poi in gioco nella respirazione.
Fatta chiarezza su questo aspetto (le piante consumano ossigeno anche di giorno, ma ne compensano abbondantemente l'uso, con una produzione ancora maggiore) rimane da chiarire un dubbio: sono davvero così pericolose le piante in camera da letto? A questa domanda non so ancora dare risposta, ma una breve ricerca sul web credo possa facilmente chiarire la questione.
L'aria entra e esce dalla pianta (soprattutto nelle foglie) e la sua composizione in termini di ossigeno e anidride carbonica cambia. Cambia cioè la quantità dei due gas nell'aria prima e dopo essere stata nella pianta. Ma questo cambiamento di composizione dipende dal periodo del giorno che si considera, se durante il dì (quando c'è il sole) o se durante la notte. Veniamo subito a un dubbio originato da un credenza diffusa. Molti pensano che sia pericoloso tenere le piante in camera da letto durante la notte perché, si dice, ci rubano l'ossigeno. Questo perché competono con noi per il rifornimento di ossigeno. È vero? Qualcosa di vero c'è. Vediamo le due immagini che schematizzano questo pensiero ampiamente diffuso.
Dalla prima si capisce che durante il giorno la pianta assume anidride carbonica e produce ossigeno che libera nell'aria. Dalla seconda invece, che durante la notte assume ossigeno e libera anidride carbonica. Fanno insomma la stessa cosa che facciamo noi mentre stiamo dormendo nel letto: respirano. Si, le piante respirano. Pur non avendo naso né polmoni, anche loro consumano ossigeno e producono anidride carbonica. In questo senso è vero che competono con noi per prendere ossigeno.
Non si capisce perché, però, dovrebbero farlo solo di notte, e non anche di giorno. Noi animali respiriamo forse solo per metà della giornata? No di certo. Potremmo vivere se lo facessimo? Nessuno ci è mai riuscito, la morte per soffocamento sarebbe certa. Questo perché la respirazione è un processo indispensabile a produrre l'energia che consente il funzionamento del nostro corpo; consente cioè la vita. Se questo è vero, e lo è, che dire delle piante? Durante il giorno non vivono forse? In questo è sbagliata l'idea che danno le due immagini, spesso usate insieme, e cioè che le piante di giorno non respirino, non consumino cioè ossigeno producendo anidride carbonica. Lo fanno eccome, in caso contrario non sopravviverebbero fino alla notte seguente!
L'altro processo, invece, quello che comporta il consumo di anidride carbonica e la produzione di ossigeno, non è semplicemente una respirazione al contrario. È un altro processo, si chiama fotosintesi. La parola, di origine greca, è composta da due parti che ci fanno capire in cosa consiste questo processo. È composta da foto-, che significa luce, questo processo avviene solo in presenza e grazie alla luce, e -sintesi, che significa riassunto, mettere assieme. Questo processo è quello che, in un certo senso, mette assieme le due cose che le piante prendono dall'ambiente e utilizzano poi per crearsi il nutrimento da se, perché le piante come abbiamo detto sono autotrofe. Quali sono le due cose? Una è l'acqua (scoperta da van Helmont con il suo esperimento) e l'altra è appunto l'anidride carbonica, gas piuttosto raro nell'aria (solo circa 3-4 parti su 10.000). In questo processo avviene la produzione di uno “scarto” molto importante, l'ossigeno, gas essenziale perché entra poi in gioco nella respirazione.
Fatta chiarezza su questo aspetto (le piante consumano ossigeno anche di giorno, ma ne compensano abbondantemente l'uso, con una produzione ancora maggiore) rimane da chiarire un dubbio: sono davvero così pericolose le piante in camera da letto? A questa domanda non so ancora dare risposta, ma una breve ricerca sul web credo possa facilmente chiarire la questione.