Chi semina...

Chi semina vento raccoglie tempesta recita il famoso detto. Questo mi è venuto in mente mercoledì scorso quando, in tutta fretta, facevo le ultime operazioni per riuscire a consegnare le pagelle del primo semestre alla fine della mattinata. Mentre le mia dita e gli occhi si muovevano per fare gli ultimi aggiustamenti a computer e inviare le stampe, in un altra zona del cervello stavo pensando ai ragazzi appena venuti a lamentarsi e alla collega che mi raccontava della difficoltà di far lezione per le implacabili discussioni che dilagavano in classe. Un fatto, dai contorni piuttosto fumosi ed incerti, aveva fatto esplodere una tensione che covava da tempo tra un ragazzo, reo agli occhi dei compagni non solo del fatto, ma anche e soprattutto, di aver seminato troppo vento nelle settimane precedenti.

Suona la campana, inizia l'ultima ora, le pagelle sono pronte nelle loro buste da pochi secondi. Entro in aula accompagnato dalle buste e dalle parole che continuavano a risuonarmi in testa: "chi semina...". Nel frattempo avevo deciso che il detto era da risvoltare, come fosse un calzino, e riscriverlo in ottica positiva. In aula, i ragazzi non ci impiegano molto a farmi capire che vorrebbero concludere, o meglio ricominciare quello che stavano facendo prima: urlare la loro rabbia, lanciare le loro accuse, sentire richiami, minacce o magari punizioni per il compagno colpevole.

A questo gioco non voglio partecipare, troppo facile. Troppo facile gridare, accusare, linciare, non si possano risolvere in questa maniera i problemi. Fortunatamente l'idea che mi ronzava in testa aveva già preso sufficiente forma per essere utilizzata: scrivo da un lato della lavagna, "chi semina..." e dall'altro, "raccoglie...". Spiego il detto, che qualcuno conosce già, e faccio scrivere su un foglietto tutte le versioni in ottica positiva che vengono loro a mente. Qualche minuto di riflessione e mando i ragazzi, uno alla volta, a scrivere nei due lati della lavagna le parole che hanno pensato. Lentamente la lavagna si riempie di idee davvero molto interessanti. Poi lo spazio sta per finire.

Allora decido di giocare il jolly: mando alla lavagna il "colpevole" che incomincia a scrivere, e le sue parole si materializzano in una traccia di gesso ben più grande degli altri. Rendendomi conto che non ci sarebbe stato posto per nessun'altro, istintivamente ironizzo dicendo che non riesco a leggere e lui, con altrettanto sarcasmo, scrive ancora più grande. Poi la traccia di gesso gradualmente acquista senso anche per noi che leggiamo e con emozione mi rendo conto del colpo di fortuna. Eccola l'ideale, perfetta conclusione di quello che solo in parte avevo pensato!


PS: un po'meno perfetta è la foto! purtroppo :-(